La maggior parte delle industrie impiega l’acqua o altri liquidi per la produzione, ma anche altri processi, come il raffreddamento ed il risciacquo. Nel settore turistico e dei servizi, si utilizza l’acqua per la balneazione e la pulizia.

Per prevenire i numerosi problemi causati dalla proliferazione batterica, i gestori degli impianti investono ingenti risorse in trattamenti fisici e chimici, ma nella maggior parte dei casi non si accertano se questi siano applicati in modo consono. Le tecniche per il rilevamento di microorganismi che vengono solitamente applicate, sono focalizzate principalmente sui batteri liberi nel liquido.

Sfortunatamente è ampiamente noto che il 90% dei batteri totali vivono adesi alle superfici in uno strato noto comunemente come BIOFILM e non liberi nel liquido.

Questo strato biologico rappresenta la più importante fonte di contaminazione da parte di microorganismi e la causa scatenante della maggior parte dei problemi di natura batterica. Si possono, infatti, ridurre al biofilm le problematiche quali: guasti a strumentazioni ed apparecchiature, riduzione di efficienza, corrosione microbiologica, perdita di energia, resistenza ai trattamenti e molte altre. Il biofilm infatti, risulta estremamente più difficile da rimuovere rispetto ai batteri liberi nel liquido, a causa delle sostanze polimeriche extracellulari (EPS) ad esso prodotte, che lo proteggono dall’azione dei biocidi.

Il campionamento e l’analisi del liquido, rappresentano l’approccio standard per il controllo dei microorganismi, ma non forniscono una reale indicazione circa l’efficacia del trattamento.

Tale metodo consente di monitorare esclusivamente i batteri liberi nel liquido e non fornisce alcuna indicazione circa la crescita del biofilm e la sua eliminazione. Al contrario, la crescita del biofilm rappresenta il parametro chiave che dovrebbe essere monitorato per garantire la sicurezza di un sistema e per prevenire le problematiche legate a questo fenomeno. Per poter garantire la migliore efficienza della sanificazione, il trattamento dovrebbe essere applicato quando il biofilm è ancora in fase iniziale, quindi più facile da rimuovere. Nonostante questo concetto sia ampiamente accettato sia dagli scienziati, che dai professionisti del settore, la maggior parte dei protocolli per il controllo dei microorganismi non prevedono alcun monitoraggio del biofilm.

Il biofilm si può formare su qualunque superfice, anche in condizioni estreme e può causare numerosi problemi:

  • Diminuzione dell’efficienza degli scambiatori di calore (-30% per uno strato di batteri di spessore 20 micron)
  • Aumento del deposito organico “fouling” (batteri che producono sostanze collose e che facilitano l’adesione di altre particelle)
  • Nelle piscine e vasche idromassaggio, la proliferazione batterica continua, porta ad un consumo eccessivo di prodotti disinfettanti
  • Insediamento di microrganismi di maggiori dimensioni (conosciuti come “macrofouling” i quali possono causare ostacoli e riduzioni all’interno delle condotte riducendo il flusso dell’acqua con un aumento del consumo energetico)
  • Corrosione microbiologica (microbilogically influenced corrosion “MIC”) responsabile in tutto il mondo di danni a livello industriale per miliardi di dollari l’anno.

Monitorare la crescita del BIOFILM all’interno degli impianti è la chiave per garantire sicurezza alle persone e efficienza negli impianti.

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